17 dicembre 2011

I miei 5 desideri per il 2012

Lo dicevo qui, il mio Capodanno personale non è il 1° gennaio. L'anno nuovo, per me, inizia sempre con un 1° di settembre che quest'anno è stato foriero di vere novità. Primo giorno nella casa di Venezia, primi passi sull'acqua, primi scambi con le coinquiline... prima volta che dico "Ricomincio da capo!" e lo faccio sul serio.
Insomma, il principio, per me, è già stato. Ma la mia amica Zelda, sempre intenta a stimolare e condividere il meglio di sé e degli altri, lancia un'idea che a me, in quest'anno di novità, stuzzica da morire.
Così, ho pensato di stilare anch'io la mia lista dei 5 desideri, sperando che questo 2012 sia, in qualche modo davvero, "la fine del Mondo", nel senso più rigenerante possibile.

1. Ricordarmi sempre chi sono. 
Ricordarmi chi ero quando ho messo i piedi per la prima volta in Africa e tutti i passi, tutti, nessuno escluso, che mi hanno portata fin qui. Le persone, le paure, il coraggio e l'amore. La Vita, quando l'ho incontrata.
2. Provare quanto più spesso possibile la soddisfazione di portare a termine un progetto. Compreso tutto.
3. Combattere la pigrizia! Darmi la possibilità di fare mille esperienze, di conoscere, d'imparare cose da zero.
4. Invischiarmi nell'Amore. Non trovarmi a scappare; esplorare e poi, alla fine, scoprire che mi sono lasciata conoscere davvero. Comunque. (Ahi!..)
5. Viaggiare, viaggiare, viaggiare. Il 2011 è stato un anno stanziale. Ne avevo bisogno, è stato importante e mi ha aiutato molto. Ma adesso si riparte! Primo step: rimettere a posto la Nikon, se no niente. :) 



E voi? Quali sono i vostri 5 desideri per l'anno nuovo?

16 dicembre 2011

Dettagli

Coooosa??? Non scrivo qui dal 27 di novembre?
A me il 27 di novembre pare una vita fa...

In effetti da quel giorno sono successe un po' di cose (o stanno cambiando?) e soprattutto la mia vita veneziana è stata leggermente diluita dal milanesissimo ponte di Sant'Ambrogio. Il nostro patrono, infatti, viene ricordato il 7 di dicembre, giorno prima della festa dell'Immacolata ed è quindi subito ponte! Perciò la settimana in questione non mi ha vista approdare come al solito armata di un trolley che sta tirando le cuoia in questi giorni, borsa dei libri, borsa del computer e borsa-e-basta (che, giustamente, solidarizza con il povero trolley perdendo pezzi pure lei...ma io la amo troppo per lasciarla andare...ok è una storia straziante) insomma dicevo, non sono andata a Venezia la scorsa settimana. In compenso sono stata qualche giorno all'Isola d'Elba, piccolo paradiso terrestre che ospita da più di 50 anni una casa che adoro. Era di mio nonno.
Quella casa, per noi, rappresenta il passato e il futuro della nostra famiglia e arrivare lì, ogni volta, ogni singola volta, è un regalo. Un respiro profondo, un viale alberato e, in fondo al viale, un gigantesco sorriso circondato di alberi.
Sono stati giorni tranquilli, stuzzicati da qualche piccola attesa e abbelliti da una passeggiata in giro per il paese che, soprattutto fuori stagione, ci offre sempre delle chicche indimenticabili.






La prima foto, perciò, è andata ad impreziosire il Calendario dell'Avvento: P'tit . Un progetto tutto speciale cui accennavo qui e che si sta formando giorno per giorno grazie alle immagini più varie e inaspettate di piccoli particolari che però possono cambiare il volto di una giornata. Se vi viene voglia di partecipare, siete sempre in tempo! Il gruppo non è chiuso e vi assicuro che farne parte è una bellissima esperienza.

A proposito di Avvento, il Natale si avvicina e con lui anche una serie di cose, dettagliucci, come le Santissime Vacanze e i Temutissimi Esami. Le prime ad alleviare l'attesa dei secondi... Dunque il mio piano di studi prevede, per il mese di gennaio, due fantastici esami: Letteratura Francese (evabè, tanta roba da studiare, ma comprensibile) e Linguistica Generale (AHHHH!!). Diciamo che l'esame di Linguistica, so di dissimularlo alla perfezione, ma è un tantinino preoccupante, dal momento che c'è anche qui una marea di cose da sapere ma queste cose non sono affatto intuitive. Comunque. Questo offre il menù e a tavola mi ci son voluta sedere io, perciò...ecco. Le Vacanze, anche per studiare.

Ci sono anche ottime notizie! Ad esempio, leggendo questo post tutto dicembrino della mia amica Zelda, oggi vengo a scoprire (o a realizzare, ma mi fa un po' lo stesso effetto) che stanno per tornare ad allungarsi le giornate. Se le mie pochissime nozioni di geografia astronomica non m'ingannano, questo dovrebbe succedere dal 21 dicembre, solstizio d'inverno e compleanno di una delle mie amiche di sempre, dette le Bimbe. E io non vedo l'ora! Sì perché di metereopatiche come me, forse ce ne sono. Ma la fatica che provo nel vivere così poche ore di luce al giorno non so se sia esattamente comune. Insomma comunque, inizia il conto alla rovescia per tornare a rosicchiare minuti di luce fondamentali al mio buon umore. Chi mi frequenta lo sappia: questi giorni di buio lungo sono i peggiori per pretendere della qualsivoglia positività da parte mia. Quella che coglierete in vostra presenza sarà tutto merito vostro.
Questo per dire che oggi, che a Milano c'è un tempo da far venire la depressione a chiunque, ho bisogno di poche cose: coccole, comprensione e sorrisi, non troppi, ma veri.

Mi è appena venuto in mente un buon regalo di Natale per qualcuno che questo forse l'ha capito molto in fretta. Esco a cercarlo! :)

27 novembre 2011

Tre righe dopo l'incubatrice. (giveaway!)

Come spesso mi accade, arrivo a un soffio dall'ultimo momento!
Non so perché ma, soprattutto quando una cosa per me è impegnativa (nel senso più che altro emotivo del termine, ma mi succede anche tutte le volte che devo prendere un treno. PER DIRE), svicolo, girovago, mi distraggo, faccio altro, finché non-c'-è-quasi-più-tempo. Allora sì. Allora capisco che è il momento di agire e lo faccio.
Non è che davvero pensi ad altro. Il mio distrarmi non è reale, lo definirei più "rituale". Certe volte è come se, prima di un evento importante, mi chiudessi in incubatrice, occhi serrati e pugni stretti, mentre fingo distrazione e millanto una lista inesistente di cose da fare. Poi, al primo dei dodici cinderelliani rintocchi, inizio a correre.
Sempre così. Qualche psicologo di una certa corrente potrebbe dire che questo derivi dai soli quindici giorni iniziali di ritardo sulla data prevista per la mia nascita (si tenga presente che negli anni settanta forse le previsioni non erano esattamente al millesimo di secondo, ecco...) e ho il sospetto che mia mamma sarebbe d'accordo: il 2 luglio di quell'anno (hihi) era proprio il momento di agire. E così per tutte le mie cose: dare un esame, comprare un biglietto, confermare la mia presenza, perfino dichiarare il mio amore...sempre all'ultimo. Sempre quando sembra non ci sia più nulla da fare. In effetti non si contano le volte che arrivo proprio tardi, ma questo è un altro capitolo...
La storia di oggi, invece, è una di quelle a lieto fine: sono ancora in tempo! Il 27 novembre a mezzanotte scade il tempo per partecipare a questo stupendo giveaway, chevvelodicoaffà, sul blog della mia amica Camilla http://zeldawasawriter.com/ che solo pochi giorni fa festeggiava il suo secondo anno di vita con il compleanno più bello di tutto l'universo web (per festeggiare ancora guardate qui, qui, qui e ancora qui).

Per partecipare bisogna innanzitutto scoprire il sito di Roberta Rizzi, che già è di per sé un regalo. Una volta che si riesce a smettere di fare "Uuuuh! Lo voglio... Nuuuooooo! Questo è stupendo!!" e via dicendo, diffondere il link delle meraviglie (no, non sono ad esaurimento scorte, potete passar parola senza il rischio di rimanere senza!) e quello del giveaway. Infine (e qui viene finalmente svelato il perché della mia ultima incubatrice), lasciare un commento al post di Zelda che contenga tre righe di una lettera mai scritta.


In palio i fantastici taccuini di Roberta!


Ci ho pensato, ripensato e ripensato ancora un po' fino a che, questa mattina, è suonato il primo rintocco.
Ecco qui. La mia lettera è pronta, ne estraggo un pezzettino. Il momento è venuto di PARTECIPARE.

"Non saprai mai quanto quel tuo gesto spontaneo e pieno di cura mi abbia cambiato la vita. 
Avevi diciott'anni, io molti di più. Eppure mi sono sentita piccola, viziata, fortunata e stupida. Certe volte mi fermo e mi ritrovo ancora lì, seduta su quella panca di legno consumato. Tu che torni a sederti vicino, io che cerco di non farti capire che un secondo fa, con due monete, mi hai insegnato il valore della Vita."

Che fate, venite a vedere?


P.S. L'ho detto che ci saranno DUE vincitori?? Andate subito a leggere il regolamento!
Friggo.

16 novembre 2011

Thank you.

Finalmente riemergo da quel pantano di scatole, giornali, pallini e rotoli di scotch da cui vi scrivevo giorni fa per dirvi

HO FINITO!

Ebbene sì, ce l'ho fatta. Sono sopravvissuta  anche al trasloco super speedy, al ritorno in casa dei miei e, il giorno della consegna di casa ai nuovi inquilini, anche ad un subitaneo litigio fra loro, i traslocatori e il mio adorabile e sempre-sul-pezzo portiere, Miguel: 'na traggèdia! Ma sono viva e sì, devo dirlo, anche molto fiera di me.

A questo punto, come si conviene a tutti gli eventi di portata transplanetaria come questo,  partirei con i ringraziamenti.

In ordine di apparizione sarò eternamente grata a: 

La mia Amica Valeria, senza la quale non avrei nemmeno iniziato.
Il mitico Miguel che mi ha procurato l'80% degli scatoloni (l'altro 20 gentilmente concesso da Esselunga e I Giorni di Carta nella persona di Melitta), che ha sopportato il traboccare dei bidoni della spazzatura condominiale di ogni sorta di oggetto inclassificabile e che, soprattutto, ha mantenuto un à plomb invidiabile davanti a un episodio davvero poco simpatico.
Le Bimbe tutte, per aver affrontato via Whatsapp l'inaspettata quanto violenta crisi del ritorno acasadeimiei. Diciamocelo: al di là degli innumerevoli lati positivi di avere dei genitori come i miei e della fortuna di potermi appoggiare a loro in questa fase  - come in molte altre - è estremamente difficile accettarne la necessità, o per lo meno mantenere i nervi saldi e non scivolare rovinosamente sul terreno del rientro in casa. Sedare le ansie di un'amica per iscritto non è cosa da tutti ma, fortunatamente, da Bimbe sì.
Glialtri, in questo caso Carlo e la Marti, che hanno fatto una delle parti più difficili: aiutarmi ad affrontare la fuffa e a razionalizzare. Due veri mastini!
La mia Sorellina insostituibile che, oltre a darmi come sempre supporto morale nei momenti più difficili, è riuscita a pulire a specchio cose che voi umani non potete neanche immaginare. E si era appena svegliata! (Lascia stare che ore fossero, son dettagli.  :P )
I miei genitori per una serie inelencabile di cose e per il bricolage, il fai-da-te, il giardinaggio e, sopra ogni cosa, la pazienza.
Tutti quelli che sanno cosa significa e mi hanno incoraggiata e sostenuta!

Mi sento un po' in abito da sera alla notte degli Oscar.... 

Comunque. Primo giorno di nullafacenza totale e rimetto in ordine le idee (perché di mettere in ordine cose, oggi, non se ne parla proprio) e così riguardo qualche foto che ho scattato nei giorni scorsi.

Una mattina di fine ottobre, ad esempio, sulla strada per andare a scuola c'era tanta luce e dei colori pazzeschi




non ho resistito. Arrivata alla materna, ho continuato a ripensarci, a cercare di ricordare il profumo di quell'aria di autunno. Poi, verso le dieci e mezza, come ogni mattina, abbiamo portato i bimbi in salone, uno spazio al chiuso ma tutto vetrato, dal quale i bambini mentre giocano possono guardare il giardino della scuola. Alla fine non ho resistito e ho aperto il portellone per far entrare l'aria... Come li adoro questi bimbi. Certe volte sembra che ci leggiamo nel pensiero!


Qualche giorno fa, invece, per una serie di coincidenze io e la mia amica Olivetta ci siamo regalate una stupenda giornata da turiste.

Prima tappa, il Ghetto Ebraico: un luogo pieno di fascino, intriso di storia e tradizioni, non del tutto esente dal business del turismo, certo, ma di sicuro una zona di Venezia da scoprire. 


In questa piazza si trova anche il Museo Ebraico. Siamo entrate ad informarci e ci sono diverse visite guidate! Ci torneremo un'altra volta con più calma. E' tra le cose da fare.   :)


Finita la nostra passeggiata e svaniti per una serie di vicissitudini i nostri impegni per il pomeriggio, abbiamo deciso di continuare il giro turistico qui, scoprendo così che Peggy Guggenheim trascorreva le sue giornate, a partire dagli anni '50, in un luogo pazzesco, affacciato sul Canal Grande, con questa vista qui


e circondata di mille opere d'arte una più stupenda dell'altra, come ad esempio la preferita di Olive, di Alexander Calder


che s'intitola "Arc of Petals". E' fatta di alluminio, ferro e rame, alta più di due metri e sospesa al centro del bellissimo ingresso vista Canale al quale si accede dal giardino interno. Hanno un effetto quasi ipnotico il suo ondeggiare quasi impercettibile e le ombre magiche che proietta su un disco bianco posato a terra...
Sempre grazie a Calder, la nostra amica dormiva in un letto la cui testata era un capolavoro di luce, forme e piccoli dettagli come una libellula dondolante che ho adorato. Sfido chiunque a non fare sogni e progetti entusiasmanti dormendo con la testa immersa in questo mondo qui!


Nel suddetto giardino si nascondono l'Albero dei desideri regalatole da Yoko Ono,


pensieri di Maurizio Nannucci che sembrano parlare con me..


e si creano scorci da lasciare senza parole.



Insomma, la padrona di casa non sembra essersela passata male. Era persona eccentrica ma elegante, dal portamento sorprendente e deve aver trascorso dei bei momenti, vissuto amicizie ed esperienze invidiabili. Nonostante questo, abbiamo anche notato che nella maggior parte delle fotografie esposte di lei, Peggy non sorride. 


Particolare riuscire a no sorridere nemmeno un po' indossando questi occhiali! 

immagine tratta dal sito Associazionegap.it

Insomma ce ne siamo andate con la sensazione di non aver ancora afferrato proprio tutto della nostra beniamina. Torneremo anche da te!

Ultime tappe del nostro tour (e ultimi chilometri a piedi!) due esposizioni nelle quali ci siamo imbattute per caso sulla via del ritorno, una delle quali mi ha particolarmente colpito. Si trattava di una mostra d'arte contemporanea del mondo Arabo intitolata "The Future of a Promise". In effetti non mi ero mai soffermata a pensare quale tipo di arte si potesse fare in una parte del Mondo così carica di tradizioni e allo stesso tempo così piena di fermento rivoluzionario e devo dire che è stato davvero interessante.
Qui sotto metto alcune immagini che, però, non rendono affatto. Insomma se passate di là prima del 27 novembre vi suggerisco di fare un salto. Anzi, di fermarvici proprio per un po', con calma, e di assaporare lo stupore e la curiosità che queste opere possono suscitare.




Credo che abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri, come sempre.


Detto questo, per concludere ci tengo a segnalare la FORTUNA SFACCIATA della mia amichetta e compagna di corso che, uscite dal padiglione, semplicemente posando lo sguardo per terra mentre chiacchieravamo alla luce del sole veneziano che tramontava si è chinata e, felice come una zucca trasformata in carrozza, mi mostra questi!


No words.
Just THANK YOU Venezia.




11 novembre 2011

Coming soon...

Amici, stasera sono salita su un carretto che mi piace.
Certo, per le condizioni sospese in cui vivo al momento non mi sento ancora di garantire al 100% di essere in grado di meritarmelo, ma mi piace provarci. E perché non farlo anche voi? Guardate un po' qui e pensateci.



Saltate sù?

p.s. A breve qualche aggiornamento sullo stato delle cose a casa Scatolefuffa. Stay tuned!

2 novembre 2011

The future's not ours to see...

Sempre più cose all'orizzonte, anzi nemmeno all'orizzonte: proprio dietro l'angolo! Ora, per esempio, sono alle prese con un trasloco a tempo di record, ma andiamo con ordine.

Tempo fa dicevo qui che per potermi permettere tutta questa nuova vita avrei dovuto, tra le varie cose, trovare degli inquilini cui affittare casa mia che, al momento, è un po' al di sopra delle mie esigenze (e soprattutto dei miei potenti mezzi economici!). A questo fatto era subordinata la possibilità di prendere in affitto una stanza anche a Milano e potere così finalmente ritenermi organizzata e alloggiata almeno per i prossimi 10 mesi. Infatti, sempre in questo post, raccontavo di aver rinunciato ad una stanza pressoché perfetta per via del fatto che la mia casuccia pesava ancora sulle esili spalle di una povera Assitente alla comunicazione sottopagata, studentessa e pendolare.
Ma le cose cambiano, il vento gira e le nuvole passano! Così l'altro giorno chiedevo dita incrociate per un'appuntamento importante. Risultato? Beh, grazie Jackie e grazie a chiunque abbia tenuto attorcigliate le falangi, a questo punto, perché gli effetti sono stati superlativi: ho trovato gli inquilini!!!
Non sto nemmeno a dire quanto sono felice perché credo lo sarebbe chiunque al posto mio, soprattutto se si considera il fatto che le persone cui affitterò la casa sono ADORABILI, hanno due bimbe bravissime e, dulcis in fundo, non hanno nemmeno voluto trattare sul prezzo dell'affitto. Eeeeeh beeeeh? Non è meraviglioso??
Insomma ecco. Tutto procede per il meglio dunque.
Unico piccolo particolare, non esattamente trascurabile, è che entreranno nell'appartamento il 15 novembre. Il 15 novembre! QUESTO 15 novembre, cioè fra 2 misere settimanelle scarse... E io sono sommersa di scatole, scatoloni, scotch, pennarelli e polistirolo. Un casino.




Ma ce la posso fare!
Alla fine devo dire che me la sto cavando abbastanza bene. Merito soprattutto dell'ottima partenza, grazie al validissimo aiuto della mia Amica Valeria: senza di lei starei ancora cercando di trovare il coraggio d'iniziare! Insieme abbiamo fatto scatole e scatole di libri, i suoi preferiti, e abbiamo pure ritrovato l'immortale libro di Danielle Steel che NON SI SA da dove venga, ma sono anni che me lo porto appresso, da una casa all'altra, ancora incellophanato e sempre meno attraente: "Il viaggio". Sarà un segno? Un messaggio? Mah... intanto, nel dubbio, me lo porto.




Dunque mi trovo ora ad affrontare quei due "mostri" che sono per me l'armadio dei vestiti e i "cassettifuffa".
L'armadio perché il mio guardaroba è un macello e non sono mai stata brava a tenere le cose in un ordine logico. In più si aggiunge il fatto che, da quando l'altra metà dell'armadio è rimasta vuota, il vestiti non hanno fatto altro che sparpagliarsi e spalmarsi anche in quegli spazi liberi. Ossia: il doppio dello spazio per fare il doppio del caos.
I cassettifuffa sono genericamente tutti quei cassetti (o anche scatole) che uso ogni tanto per contenere le cose che non so dove mettere. Finché abiti in una casa con dei cassettifuffa è tutto a posto: ciò che non trovi, sai che sta lì. Ti manca un rotolo di scotch? Cassettofuffa. Hai bisogno di pile stilo? Apri quel cassetto. Sei rimasto senza spille da balia? Ce ne sarà sicuramente una sul fondo di un cassettofuffa! Accendino? etichette adesive? feltrini da mettere sotto ai mobili? un elastico? candeline? la bomboniera peruviana di un baby shower? nastro da regalo casse per l'iPod cartina di Firenze decorazione natalizia? Il cassettofuffa serve ad avere delle certezze nella vita. E io, modestamente, di certezze in questa casa ne avevo parecchie.
La parte più dura, dunque, è smantellare tutti questi punti fermi!




Ma come dicevo poc'anzi, oramai sono in grado di farcela. Io lo so. E con questa nuova certezza, affronterò quelle vecchie e ormai passate.

O tutt'al più...



 Chi vivrà, vedrà!





23 ottobre 2011

Chants et l.i.s. et...

Già più di dieci giorni che non scrivo!?!? In effetti ultimamente ne sono successe un po' di tutti i colori e non so nemmeno da che parte cominciare per recuperare. Allora iniziamo con le notizie, in ordine sparso:

2. Come avevo accennato sul finire dell'ultimo post, mi sono trovata a dover decidere se provare a cambiare i giorni della settimana da dedicare a Venezia. Il fatto è che il famoso corso di Lingua dei Segni (motivo fondante della mia scelta di studiare lingue in Ca' Foscari) è finalmente iniziato! Dopo essere stato sospeso ancor prima di cominciare e dopo diversi giorni di misteriosi cambi e cancellazioni sul sito dell'Università, le lezioni sono state fissate per i giorni mercoledì e giovedì. Ecco. Mercoledì e giovedì. Mentre i miei giorni dedicabili a Venezia erano tutti lunedì e martedì!
Delusion.
PERO', non sto a spiegare i motivi che potrebbero risultare noiosi, fatto sta che restava ancora un barlume di speranza di poter arrangiare le cose, almeno in parte. Così, una volta rientrata, ho deciso di parlare con la mamma di M., il bambino con cui lavoro da più di un anno e per il quale continuo a risiedere a Milano invece di trasferirmi del tutto a Venezia (almeno per quest'anno).
Certo, non era proprio il massimo, a metà ottobre, chiederle un'ulteriore variazione sugli accordi presi a giugno, ma la cosa per me era troppo importante e poi confidavo nel fatto di avere a che fare, devo dire, con una persona ragionevole e soprattutto ben disposta nei miei confronti. Insomma, la faccio breve, la mamma di M. ha accettato di cambiare i miei giorni lavorativi! Questo significa che, dalla scorsa settimana, il mio pendolarismo è diventato ancor più schizofrenico. Non più inizio settimana a Venezia e il resto a Milano, bensì il seguente casino: lunedì, inizio la settimana a Milano, lavorando fino alle 16.00. Alle 19.00 treno e cena a Venezia. Martedì e mercoledì lezione a Venezia fino alle 16.30 poi treno alle 19.50 e cena....bah. A volte cena, a volte no. Giovedì e venerdì lavoro a Milano e nei weekend studio, famiglia, amici e lavatrici.
Insomma, il corso non lo seguo proprio tutto ma, almeno, una lezione su due. E' già qualcosa!

4. E' iniziato il corso di L.I.S! Dopo tanto attendere, dopo mille dubbi su come sarebbe stato, se stimolante quanto il primo corso base che avevo seguito anni fa per curiosità, se facile o difficile, appassionante o meno, finalmente posso dire che il corso di Lingua dei Segni 1 è estremamente affascinante. E, per onestà, devo aggiungere che anche il professore lo è.  ;) Ma di questo non si scrive su internet, non sta bene. Quello che posso dire, invece, è che sono sempre più convinta della scelta che ho fatto. Finora ho trovato tutti i corsi che seguo molto interessanti e gli argomenti trattati mai noiosi, anche se a volte per niente intuitivi. C'è da lavorare e questo mi riempie di voglia di fare!

3. Martedì scorso si è aperto il cineforum francese che con la mia amica Olive' ci siamo prefissate di sfruttare per migliorare il francese e passare belle serate rilassanti, possibilmente a piangere copiosamente su finali strappalacrime o a ridere a crepapelle, a seconda dell'esito delle lezioni del giorno.

Film di apertura della stagione: Les Choristes (I ragazzi del coro) - film del 2004, diretto da Christophe Barratier, con Gérard Jugnot che io adoro. Per chi se lo fosse perso, lo consiglio vivamente, se possibile con tazza di cioccolata calda per scaldarsi il cuore.



Coming soon: Le diner de cons (La cena dei cretini), Au revoir les enfants (Arrivederci ragazzi), Les brodeuses (Le ricamatrici), Le placard (L'apparenza inganna), Le chèvre (La capra), La gloire de mon père (La gloria di mio padre), Le chateau de ma mère Il castello di mia madre), Jean de Florette, Manon des sources (Manon delle sorgenti), Amélie Poulain (Il meraviglioso mondo di Amélie),  Les femmes du 6ème étage (Le donne del sesto piano)... si accettano suggerimenti!

1. L'ultima notizia, che però è capitata al numero uno, è che domani ho un appuntamento di cui, per scaramanzia, non spiegherò i particolari adesso. Qualcuno potrebbe aver intuito quale sarà l'oggetto di questo incontro e quindi lo pregherò di tenere le dita incrociate almeno fino a domani sera. Per tutti gli altri, incrociatele sulla fiducia! :)

Questo è quanto, amici.
Domani sera sarò di nuovo coi piedi a mollo, o quasi, in compagnia delle "donne del terzo piano", questo il nuovo soprannome delle mie coinquiline. Una di loro sta trascorrendo gli ultimi giorni sotto il nostro tetto, intenta a fissare centinaia di alberelli di plastica sulla superficie del suo plastico che a me ricorda tanto il viale degli Champs Elysées ma che, invece, riguarda un quartiere di Reggio Emilia. Beh, la logica conseguenza è che Reggio ha un'occasione in più di diventare bellissima! Forza S., ultimi giorni a suon di dolci e notti in bianco e poi... VACANZE!!!




Bonne soirée!

P.S. Qualcuno sa come si aggiunge al blog, se si può, un player di musica in cui possa scegliere io le canzoni?



10 ottobre 2011

Attrezzistica di base

Buongiorno!

Approdata in laguna ieri sera, oggi sono di ottimo umore.
Sarà merito della mia amica Olive' (di cui ho parlato qui e qui) che al mio arrivo in stazione mi aspettava sul binario, 21.40, allegra e pimpante, nonostante fosse a stomaco vuoto?
Ho sempre pensato che una delle massime espressioni d'amore per una persona sia andare a prenderla alla stazione. Anzi, più precisamente proprio sul binario d'arrivo del suo treno. Sì! E' una coccola, un gesto di attenzione, un segno del piacere di ritrovare qualcuno e di non vedere l'ora di passare un po' di tempo con lui/lei. Tra l'altro, "Ometti" (ce ne sarranno qui da queste parti?) prendete nota: è un gesto drammaticamente romantico e d'effetto.
E allora come non sentirmi fortunata quando un'amica mi aspettava sul binario, in una serata di freddo ottobrino, vestita a strati di capi estivi (in attesa del guardaroba invernale!), con un bel sorriso saltellante e in programma una desideratissima pizza di bentornato? Ebbene sì. Sono MOLTO fortunata. E' fondamentale avere un'amica così.  :)

Il secondo motivo del mio buonumore è sicuramente la sensazione di essere meglio attrezzata per la mia nuova vita. Ieri pomeriggio, infatti, prima di quasi-perdere il treno per Venezia (grazie papà e super Smart!) ho fatto un piccolo giro per negozi con la mia seconda (la prima essendo stata temporaneamente sospesa per incompatibilità di orari) personal shopper : LA MAMMA.  E così ho aggiunto qualche nuovo capo all'abbigliamento autunno-inverno 2011, partendo dall'elemento base da cui dovrebbe svilupparsi tutto il guardaroba di una signorina per bene che intenda avventurarsi in una città piena di misteri e di caratteristiche pregnanti:


STIVALI DI GOMMA!

Ora, i potenti mezzi fotografici non consentono una piena fruizione dello splendido colore scelto su consiglio della professionista che mi accompagnava (sempre la mamma) ma, se dovessi descriverlo a parole direi un "ciclamino tendente al vinaccia" che molto poco romanticamente il Signor Decathlon ha preferito definire con un banale "bordeaux". Ma insomma sono parecchio soddisfatta e, cosa non da poco, prese le misure mi sento pronta ad affrontare le intemperie, meteorologiche e non, che il futuro mi riserva.

Pooooi considerando il fatto che, se l'ultima volta che sono stata qui si cercava di creare correnti d'aria in casa per poter sopravvivere al caldo, questa mattina la temperatura esterna non superava i 12 gradi centigradi, ho particolarmente apprezzato l'essermi ricordata di portare al sottotetto una coperta. E mica una coperta qualsiasi, bensì addirittura la coperta marroneannisettanta di lana e basta (niente misto) che, ricordo perfettamente, stava sul letto dei miei genitori nella nostra primissima casa lasciata quando avevo forse appena compiuto quattro anni. Eeeeeh quelle sì che erano coperte!

A questo punto posso dire essere bene attrezzata. Adesso la faccenda si fa seria, anche perché nei prossimi giorni mi troverò a dover decidere se chiedere alla mia "capa" un eventuale cambio di giorni lavorativi, cosa che (si può capire meglio leggendo qui) dimostra un ulteriore scossone alle convinzioni fanciullesche di potere averla vinta sui programmi del Destino per quanto ci riguardi. Ma questa è un'altra storia...

Oggi c'è il sole, fa freddo e l'aria frizza di una strana energia.
Buona giornata!


7 ottobre 2011

My adventure is about to begin

Siccome questo blog è nato per scrivere di un'avventura, oggi ho preso una decisione: certe volte è giusto anche scrivere di giornate difficili.

Fatta questa premessa, racconterò di un capitombolo, praticamente dalle stelle alle stalle, che mi è capitato di fare proprio in questi giorni, ma lo farò non per lamentarmi o disperare, bensì perché questo fatto mi ha aperto una riflessione, una strada forse, di sicuro un'evoluzione del mio modo di concepire me stessa nel mondo. E così mi pare bello poterne scrivere. Quindi, pronti con la storia! Io la scrivo, sarà un po' lunga e capirò gli abbandoni lungo il percorso, ma sarò felice di essere arrivata in fondo a scriverla e, nel caso, di ricevere eventuali osservazioni, critiche, pensieri, incoraggiamenti in merito. (Soprattutto incoraggiamenti!)

Ceramica di Rob Ryan

L'avventura di cui parlo qui in generale è quella di una me che, dopo anni di tentennamenti, dubbi, pigrizie! (lo ammetto) e ribellioni più o meno conscie e più o meno proficue, decide di riprendere in mano la propria vita e di farne qualcos'altro. Come? Partendo da una separazione (affettiva, sentimentale, insomma dalla fine di una importante vita a due) e cercando forse per la prima volta di affrontare fino in fondo i lati positivi e negativi dell'aver preso una decisione difficile, che ça va sans dire, sono innumerevoli. Certo, non è che su un blog si possa snocciolare proprio tutto! Per questo motivo, il viaggio che descrivo solitamente è un viaggio più concreto, fatto di neo-pendolarismo, "ri-matricolismo" e di una nuova città, Venezia.
Ma camminar sull'acqua per me simboleggia anche una prova, il trovarmi su un terreno nuovo (si può chiamare terreno? l'acqua?) e se vogliamo non esattamente ideale per passeggiarci sopra, almeno usando l'andatura e le scarpe che fin qui avevo sempre usato.


e simili...



Il blog "A camminar sull'acqua" è uno spazio che contiene (prima di tutto per me) le fasi di questa prova.


Insomma: la mia vita quotidiana sta subendo dei grossi cambiamenti, pratici e non, che nella parte concreta consistono anche nel dover trovare due sistemazioni sostenibili economicamente, in due città diverse. Da qui un'estate fatta di visite costanti, anzi direi forsennate al sito Easystanza.it (consigliatissimo!) dove trovare una stanza a Venezia, ma anche a Milano, per lasciare ed affittare casa mia (che per me sola è troppo grande e costosa) e poter sostenere tutte queste belle imprese e belle spese.

Arriviamo ai giorni nostri, che mi sembra di scrivere un romanzo. Domenica scorsa, tra uno starnuto e l'altro, ho letto il messaggio di una vecchia amica, su Facebook, che cercava per conto terzi una coinquilina. L'annuncio era allettante per mille motivi! Prezzo buono, via perfetta per me (a pochi portoni dalla sede di Amani), sulla direzione del mio luogo di lavoro, coinquilini noti a qualcuno che conosco... insomma, fantastico!
Mi avvento sulla mia amica o, meglio, sul suo annuncio e prendo contatto con i due suoi colleghi in questione.
Le cose vanno molto bene, tanto che due giorni fa mi ritrovo in preda alla gioia a scrivere questo post.
Per chi non l'avesse letto, in breve avevo finalmente trovato casa e coinquilini ed ero felice, anzi direi entusiasta ed eccitata all'idea di aver scovato un altro tassello del mio nuovo mosaico.

Poi le cose, ecco, purtroppo non sono andate come speravo e questo post vuole essere anche, ma non solo, un tentativo di mea culpa.

Probabilmente, e per la prima volta ne faccio le spese, ho un modo troppo frettoloso di cercare le cose belle. Mi spiego meglio. A voi non càpita di volere talmente tanto che una cosa sia quella giusta da renderla perfetta nella vostra visione sorvolando su dettagli e particolari?
La mia amica Camilla penserà che non leggo i suoi post Zeldiani, i particolari sono importantissimi! E in realtà lo so. Ci sarebbe un capitolo da aprire (non lo aprirò! avrò pietà lo giuro!) sul mio amore per certe foto di dettagli che fa l'amico e fotografo Giulio Mazzi, ad esempio qui. MA quello che voglio dire è che quando è troppa la voglia che funzioni, che una persona sia La persona, che un vestito diventi la tua seconda pelle, che uno stupendo posto di lavoro sia Il Tuo Posto di lavoro, beh, a me succede di trichare un po'. Trichare dal verbo francese tricher, barare, quindi va letto con la "ch" che suona "sh", come facciamo io e la mia sorellina con parole francesi che italianizziamo per il puro amore di un'accezione leggggggermente diversa. Trichare, per me, non significa proprio barare, ma piuttosto illudersi un po', fare di un sogno la tua versione della realtà, sì sì va bene, ci arrivo, raccontarsela insomma.

E allora quella casa che in effetti era stupenda forse l'ho presa anche per tutto quello che avrei voluto che fosse. Così, l'accenno da parte della futura coinquilina alla possibilità di avere una delle due stanze grandi è diventata la mia bellissima e gigantissima stanza che mi avrebbe consentito di dormire nel mio letto (matrimoniale) e di portarci i mobili della casa che lascio; il fatto di avere dei genitori che mi hanno sempre aiutata, spesso prima ancora che glielo chiedessi, anche dal punto di vista economico, si è trasformato (contro la mia stessa "ribellione" . . .  a questo fatto) in una certezza adolescenziale, lo ammetto, di avere comunque le spalle coperte; dulcis in fundo, l'idea di poter affittare casa mia per coprirne le spese e potermi permettere di andare all'università è diventata la quasi certezza di riuscire ad affittare casa in tempi utili a risolvere un dettaglio, ovvero che la vita ha un costo e, poco romanticamente (argh!), anche i sogni e i progetti migliori.

Dove voglio arrivare?

Non è ch'io non mi renda conto che tutto questo potrebbe essere riassunto in un banalissimo "Welcome to reality, baby". Ne sono consapevole e so anche che spesso questa frase potrebbe tagliare corto su moltissime situazioni che mi rigurardano. Ma il punto è proprio questo: è vero-davvero che la realtà si riduce semplicemente a "tutto è più difficile e complicato e poco romantico e più menoso e disarmonico di come ce lo immaginiamo quando  è ancora un desiderio"? E a questo punto vorrei aggiungere un'altra domanda: Quand'è che non vale più la pena di speraresperaresperare, nell'accezione più bambinesca del termine, come quando si desiderava tantissimo di veder comparire Babbo Natale o il regalo più ambìto semplicemente chiudendo gli occhi fortissimo e affidandosi a pugni stretti alla buona stella / angelo custode / potere magico che da piccoli si è assolutamente certi di avere?


Insomma, dico a chiunque sia sopravvissuto fin qui a questo lunghissimo post, vorrei portare come prova a mio favore il fatto che non più di cinque mesi fa, seduta sul divano di casa della mia datrice di lavoro (nonché mamma del bambino che seguo a scuola - giusto perché si sappia che non vado a casa della Preside o del Presidente della Provincia di Milano, Dio me ne scampi!), dicevo cinque mesi fa stringevo i pugni e chiudevo forte gli occhi scegliendo il lunedì e il martedì come giorni da dedicare all'università e a Venezia, senza sapere assolutamente quando sarebbero stati i miei corsi.  E aveva, ancora una volta, fun-zio-nato!

Questo episodio dei giorni nostri, allora, finisce così: ho deciso, a malincuore ma certa della maturità della scelta, di non mandare avanti la fortuna. La mia personalissima buona stella ha già lavorato duramente per me, in trentatre anni. Due o tre volte mi ha anche salvato la vita! E allora mi sono detta che va bene, forse è giunto il momento di andare avanti io e prendere decisioni sagge. Non andrò a stare nella casa perfetta e aspetterò, come una persona matura, di avere affittato casa mia. Non chiederò aiuto, non azzarderò soltanto, non mi affiderò semplicemente alla mia fiducia un po' infantile e voglia di lieto fine. Sarà il caso di iniziare a crescere. Sarà il caso di iniziare a crescere? Comunque credo sia soltanto l'inizio, un buon inizio, che non esclude una piccola parte di sogno imperitura.



p.s. Grazie sempre a quella bellissima borsa di Mary Poppins che è Zelda, per avermi fatto conoscere Rob Ryan, da cui ho tratto il titolo di questo post e, perché no, di questo nuovo periodo. "My adventure is about to begin". Mi piace tradurla in due modi: la mia avventura sta per iniziare e la mia avventura riguarda "iniziare".

6 ottobre 2011

Vitamina C

Stamattina mi sono fermata al bar vicino a scuola con tutta l'intenzione di regalarmi una super colazione comprensiva di spremuta d'arancia, che fa bene e lo dice anche "la Jackie", qui. Ordino quindi cappuccino, brioche di pasticceria e una spremuta. Sul finire dell'ordinazione un signore tutto sorridente che finiva il suo caffè in piedi accanto a me si rivolge a Tony (il barista) e dice: "Cià, ti pago il tutto. Anzi! Offriamo anche alla Signorina, che sia una bella giornata anche per lei." Io imbarazzata e incredula. Sorrido e stupisco! Ringrazio, insomma non so che dire e lui prosegue: "Dai che è una buona giornata. Anche alla mia collaboratrice oggi ho detto: tieni, qualche soldino in più, basta che mi sistemi tutto per benino, eh!" Da' 20 euro a Tony e gli dice: "Ce l'hai un po' di resto? E poi, guarda qui. Sono sempre più ricco! Io gli do un pezzo di carta e lui mi da un sacco di monetine e un altro pezzo di carta. Meglio di così...! Buona giornata! (a me) Ciao, buona giornata! (a Tony) e buona giornata anche a Lei (a un altro signore che entrava in quel momento) Tante buone giornate!"

Non è stupendo? Anche solo fin qua, dico, è stato magico! La colazione più abbondante, la vitamina C e tante buone giornate augurate in regalo. Wow!

E non è nemmeno finita qui. Perché tutta quest'energia positiva non ci si riesce a farla stare in un sol posto e così, oggi pomeriggio sono andata a vedere la famosa casa di cui scrivevo ieri e, Signore e Signori, L'HO TROVATA! E' LEI! E SONO LORO! Ho trovato una stanza anche a Milano, in una casa perfetta, nella via perfetta e con due coinquilini che mi sembrano i migliori che potessi trovare. Non sto nella pelle! Quando ci siamo salutati avrei voluto abbracciarli, ma poi mi sono ricordata che "sodobalata" e mi sono trattenuta. Però io ero già felice, anche se mi sono tenuta questa sera per farmi i conti, ho ricontrollato, sì, ma in cuor mio penso di aver deciso nel momento stesso in cui ci siamo presentati, davanti al cancello del giardino (giardino!) condominiale.
Morale, domattina li chiamo e confermo: ho trovato la stanza a Milano!

Se poi aggiungiamo a tutto questo ben di dio un bellissimo post di Cambiando strada e il fatto che mi rendo conto di aver incontrato, ultimamente, diverse persone speciali, la giornata, caro signore sorridente, è stata proprio una buona giornata.

Buona notte alla mia seconda casa, buonanotte a quel giardino, buonanotte ai coinquilini, buonanotte a chi mi legge, buonanotte al mio benefattore e buonanotte a Jackie che ha ragione da vendere: la vitamina C fa sempre bene!


:)

4 ottobre 2011

Sodobalata...

Oggi mi sento come se avessi perso un giro sulla giostra.
Dovrei scrivere da Venezia e invece questa settimana non ho potuto prendere il treno... Ma cominciamo dal principio.
Sabato mattina, ospite della splendida comunità di Villapizzone, trascorrevo un fine settimana insieme a una trentina di volontari di Amani, per una verifica dei campi d'incontro in Kenya e Zambia cui la maggior parte di loro aveva partecipato lo scorso agosto e che avevo contribuito a preparare nei mesi precedenti la partenza.
Bella giornata di sole, l'estate ottobrina di quest'anno continuava a regalarci temperature eccezionali e io me ne stavo beata in jeans e canottiera a chiacchierare, ascoltare, riconsiderare...fino al momento di smangiucchiare.
A quel punto, tra una torta salata e un bicchiere di vino, è successo il patatrac e, senza il benché minimo preavviso, sono stata aggredita da un mal di gola ingiustificato, seguito quasi immediatamente da una raffica di starnuti.
Inutile dire che non me l'aspettavo per niente. Insomma, una sta lì a godersi il sole e il caldo e così, forse solo per una questione di rispetto del calendario, si becca l'influenza?

Per farla breve, cosa che in realtà non è visto che dura ancora adesso, da sabato a pranzo SODOBALATA.
Inizialmente ho sperato che fosse solo una cosa di passaggio, niente che un paio di Aspirine non potessero sistemare ma domenica, nonostante sabato fossi tornata a dormire nel mio letto invece di passare la notte in sacco a pelo come previsto, ero comunque uno straccetto senza forze. Ecco il motivo per cui non scrivo da Venezia. (Sigh!)

Comunque. Tutto questo ha comportato che:

1) perdessi tre lezioni di cui una complicatissima da capire anche quando si è presenti, figuriamoci da assenti...
2) la mia coinquilina G. sia costretta ad anticipare l'affitto del mio secondo mese di permanenza nel sottotetto
3) mi sia persa l'inaugurazione della mostra della mia amica Carlotta di cui parlavo qui
4) stia dando fondo a tutte le scorte di fazzoletti e carta igienica di casa
5) abbia intrattenuto la primissima conversazione (comprensiva di presentazioni) con la neo-sposa di un amico carissimo da New York, via Skype, per di più in inglese, con una voce spa-ven-tosa.

Va beh. Andrà meglio la prossima settimana!
Intanto domani vado a vedere una casetta qui a Milano che se va bene... incrociamo le dita!

Buona notte *


28 settembre 2011

Scegliere un Riccardo o un'Alice

Non è simpatico arrivare puntualissima alla prima lezione di Lingua dei Segni, ore 8:45 + 5minuti accademici (che se non valgono all'università...!) e trovare un foglio di carta appiccicato a un vetro con lo scotch che dice "Si avvisano gli studenti del corso di Lingua dei Segni 1 che le lezioni sono temporaneamente sospese. Si prega di consultare gli avvisi relativi." NO. Non è simpatico affatto. Soprattutto se si considera che di avvisi relativi, né prima, né dopo questo fattaccio, ne sono comparsi sul sito, nella bacheca apposita e nemmeno sulla pagina della Professoressa.

E' iniziata così la mia due giorni veneziana di questa settimana. Con una delusione, dato che il motivo fondante per cui ho scelto di tornare a studiare e di farlo alla Ca' Foscari è proprio questo corso. Insomma ecco, non si fa.

Comunque è stato, tutto sommato, un male relativo, vista tutta la Venezia che mi stava intorno aspettando di essere visitata. A partire dal giardino interno della sede stessa in cui mi trovavo, Ca' Bembo.



Una volta uscita, ho deciso di vagare un po', nel tentativo di connettere fra loro, nella mia mappa mentale, i vari luoghi che già conosco. Così mi sono trovata di fronte a questo



e mi anche sono ricordata che da piccola, con mia sorella, quando d'estate ci fermavamo in qualche porto in barca con tutta la famiglia, il nostro passatempo preferito era leggere i nomi delle barche attraccate e ancora adesso, ogni volta che mi capita di passeggiare lungo un molo o un porto, non vedo l'ora di sapere come si chiama questa o quella barca, grande o piccola, a vela o a motore che sia; mi piace immaginare il carattere di chi le porta e il motivo che ha reso quella barca una Moon5 e non una Clarabella.
A Venezia, questo gioco lo posso fare ogni volta che esco di casa! Mentre vado a lezione, andando a pranzo con l'Olivetta, sulla via per il supermercato, mentre cerco una libreria o camminando, zaino in spalla, verso la stazione. Lunedì ho scoperto che a Venezia, la maggior parte delle barche hanno nomi di persona. Dico la maggior parte perché non ho un campionario sufficiente per dire tutte, ma devo dire che l'impressione è proprio che si chiamino tutte come noi. Vittorio, Giulietta, Elena... persino qualche Gino.





Insomma, qui le barche hanno un'animo umano e mi piacerebbe scoprire come si sceglie un Riccardo o un'Alice. Potrebbe essere quindi l'obiettivo numero 3!

Giunta l'ora di pranzo, la mia ospite preferita mi ha portato un dolcetto che ha rimesso subito in equilibrio la giornata.



Fatta scorta di dolcezze e dopo qualche consiglio cinofilo del mitico Cesar, piccola Olive si è diretta a lezione, mentre io consumavo il resto del pomeriggio a ricopiare appunti e cercare avvisi inesistenti su bacheche online.
Finalmente in serata si è poi verificata una congiuntura astrale inaspettata per cui io e ben TRE delle mie coinquiline siamo riuscite a trovarci per la prima volta contemporaneamente nella stessa città e addirittura nella medesima sala da pranzo. Un fatto raro, a dire il vero mai verificatosi prima, tanto che fra loro le ragazze non si conoscevano. Fino ad allora, infatti, credo di essere stata l'unica, delle sei frequentanti la nostra casa, ad averle già incontrate tutte. Al pranzo di Capodanno, infatti, ne avevo incontrate altre due. Quando si dice "questa casa non è un albergo"!... :)
Comunque che non si pensi a chissà quale réunion: giusto il tempo di dirsi quattro cose, distribuire ripiani del frigo e spazi vitali e, poco dopo cena, mi sono ritrovata come la più poverina ad essere l'unica ancora in casa. La nonna, praticamente. Le altre, fuori fino a tardi.

Ok, questo aspetto della faccenda lo devo ancora un po' affrontare, in effetti. Io e la mia amica Ascolana, per ammissione di entrambe, non siamo delle più mondane, a ben guardare. Ma anche senza guardare troppo a lungo. Per questo motivo bisognerà che c'impegniamo a socializzare un po' di più. Ed ecco che si presenta, puntale come un orologio, la Festa delle Matricole! Essendo di venerdì, io me la perderò, ma lei sa di avere un appuntamento.
Per quanto mi riguarda, invece, mi rifarò alla festa d'inaugurazione di una mostra che la mia amica e omonima Carlotta sta installando proprio in questi giorni a Venezia e che aprirà lunedì prossimo, 3 ottobre. Un party! come amiamo definire le feste tra di noi. E così, pronti anche con la serata mondana per Charlotte.

Martedì, comunque, dopo lezione, io e l'inseparabile compagna di corso ci siamo incamminate a passo spedito verso il maggico mondo di Campo Santa Margherita, dove finalmente abbiamo tagliato il nastro del nostro primo anno accademico con uno Spritz benaugurante, consumato ammirando la vita quotidiana di mamme e bimbi veneziani, intenti ad asciugar le ossa giocando con gessetti e monopattini, nell'attesa di tempi più umidi.




Che l'avventura abbia inizio!
E magari anche il corso di L.I.S....

Bonne nuit *